Roma: dove il tempo ha valore
A Roma il tempo sembra avere un ritmo diverso: non corre, ma scorre con calma, si dilata, si colora di dettagli. Per questo si resta seduti a tavola anche dopo mangiato, perché ciò che conta davvero è il tempo condiviso.
Siamo noi a decidere di rallentare, di fermarci e di vivere la quotidianità con intensità, perché l’ingrediente segreto siamo noi.
Tutti a Tavola!
Continua a stare a tavola insieme a noi. Il 13 settembre ti aspettiamo in tutti i negozi IKEA per vivere insieme il piacere di condividere la tavola. E se indossi il tuo grembiule preferito, il pranzo lo offriamo noi.
Il tavolo che ferma l’ora
La storia della tavola condivisa a Roma
A Roma il tempo ha le sue regole: corre quando non serve e si ferma quando sei in ritardo sul Raccordo Anulare; ma quando si tratta di cibo, sa anche concedere delle pause che hanno il gusto dell’eternità. In un cortile che sembra uscito da un film, a due passi da via del Governo Vecchio, tra un portone scrostato e un filo di panni stesi, c’è una tavola apparecchiata per degli sconosciuti. È il social eating: ci si prenota, si entra in una casa che non è la propria e ci si ritrova a condividere una cena con chi non si conosceva un’ora prima.
Si comincia con le bruschette e subito parte la discussione su come si fa la vera amatriciana. Poi arrivano le storie di quartiere, le ricette delle nonne, le varianti moderne. Attorno al tavolo c’è un gruppo eterogeneo: studenti fuori sede, turisti curiosi, romani doc. Ciascuno porta qualcosa di sé, ed è questo che rende la serata speciale: il piacere della scoperta, la voglia di sentirsi parte di una comunità, anche se solo per una sera.
La tavola, così, non segna l’ora: la sospende. Diventa un tempo lento, condiviso. Perché alla fine, l’ingrediente segreto siamo noi.
Il tavolo tra i libri
La storia di una libreria al Pigneto a Roma
Durante le presentazioni, accanto a pile di saggistica femminista e narrativa queer, sul bancone spuntano ciotole di couscous, zuppe speziate, insalate fresche e crostate fatte in casa. Non mancano i calici di vino, scelti con cura da piccoli produttori locali. Il menù non è fisso, i sapori cambiano a seconda del tema della serata: ingredienti africani per un incontro dedicato alla letteratura afroitaliana, ricette della tradizione preparate insieme per riflettere sui diritti delle lavoratrici. La tavola qui è soprattutto un pretesto per confrontarsi, e il cibo diventa così una scusa per trascorrere del tempo insieme.
A Roma i piatti raccontano di storie e identità e in questa libreria diventano anche uno strumento di dialogo tra culture, persone e idee diverse. Quando trasformiamo un pasto in un incontro che arricchisce, l’ingrediente segreto siamo noi.
Al Pigneto c’è una tavola a cui si arriva passando tra scaffali pieni di libri, dove il profumo della carta si mescola a quello delle spezie. Nel cuore del quartiere romano, dietro una saracinesca colorata, c’è uno spazio indipendente che è insieme libreria, bar e cucina. Qui si legge, si mangia, ma soprattutto si discute di politica, identità e diritti.
Una tavola grande un quartiere
La storia del tavolo di Torpignattara a Roma
A Torpignattara c’è una tavola che si sposta ma non ha mai fretta. Passa da una piazza a un cortile, da una scuola a un centro anziani, e ovunque si fermi, succede qualcosa che somiglia alla vita: ci si siede, si mangia, si parla. E si rallenta. Grazie a un’iniziativa del Municipio, da aprile a settembre i residenti hanno iniziato a portare in giro panche, tovaglie stropicciate e ricette che sanno di incontro e memoria.
Ogni appuntamento è costruito insieme a una rete di associazioni locali e residenti: si decide il menù, ci si abbina una storia, un laboratorio, un’attività. Sulla tavola si alternano carciofi fritti, samosa, lasagne, tè alla menta e vino dei Castelli, raccontando chi vive quel quartiere meglio di qualsiasi censimento. È un antidoto contro il “mal di routine”: uno spazio per coltivare relazioni, scambiarsi storie e racconti, un’occasione per dare un nome a un volto che incroci per strada ogni giorno, per fermarsi a osservare quello che la frenesia quotidiana spesso nasconde. Ed ecco che è qui, dove le differenze si intrecciano, che ci si ricorda che ogni piatto ha bisogno di tempo e pazienza, ma soprattutto che è il tempo che passiamo insieme a dare senso a tutto, perché l'ingrediente segreto siamo noi.
La tavola è stata ideata in collaborazione con la designer Elena Salmistraro, unendo soluzioni di arredamento IKEA e grafiche esclusive firmate dalla designer. *I tessili con elementi grafici firmati da Elena Salmistraro non sono disponibili per l’acquisto.
Il tavolo che sa guardare
La storia dell’Associazione Binario 95 a Roma
La tavola, a volte, sa tirare fuori più di mille parole in corridoio. Perché tra un piatto e una chiacchiera scopri che dietro ogni etichetta c’è sempre una persona. L’ingrediente segreto siamo noi, quando smettiamo di guardare i ruoli e iniziamo a guardare davvero le persone.
Fuori, la Stazione Termini è nel suo consueto caos: altoparlanti che annunciano treni, trolley che sfrecciano come Formula 1 e clacson che non mancano mai. Dentro, invece, a due passi dai binari, c’è un profumo molto più rassicurante: sugo. È giovedì, e a Roma giovedì fa rima con gnocchi. Alla mensa di Binario 95 la tavola è già pronta: da vent’anni qui si apparecchia insieme, con un posto in più che salta sempre fuori e che si trova sempre.
Si chiacchiera, si ride, si litiga pure sul menù: “Gli gnocchi sono favolosi!”, “Eh, ma quelli di mamma erano meglio…”, “Però l’amatriciana non la batte nessuno!”. In mezzo a questo brusio, una voce rompe davvero il silenzio: Eugenia, di solito la più riservata, si alza e dice: «A me, quando mi vedono per strada, mi chiamano barbona! Ma io… io ho una figlia».
A Roma, la tavola è sempre più grande
La storia di Sofia Fabiani
Per Sofia, Cucinare stanca, la tavola è un punto di incontro dove c’è sempre spazio per chi arriva all’ultimo minuto e per chi resta a confidarsi dopo cena. Una tavola senza confini e senza tempo, proprio come la città che la ospita: Roma.
Situata sul Ponte della Scienza, l’installazione celebra la tavola come spazio vivo, che esiste prima e dopo il pasto, dove si scrivono liste, si gioca, si costruiscono rapporti. Un piccolo universo di relazioni, dove l’ingrediente segreto diventa quella dello stare insieme Il Ponte della Scienza, sospeso tra il Tevere e il Gazometro, è un luogo di passaggio e visione.
In questa zona della città, dove l’architettura industriale incontra la creatività contemporanea, l’installazione celebra la tavola come spazio vivo, quotidiano e affettivo. Il ponte, simbolo di connessione, diventa metafora di ciò che accade attorno a una cena condivisa: un incontro tra persone, storie e gesti semplici che costruiscono comunità.