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Il senso di casa: cosa pensano gli esperti

Sei esperti internazionali si sono incontrati per commentare il tema del Life at Home Report 2018, ‘La vita oltre le quattro mura’. Ecco le loro opinioni.

I sei esperti - IKEA
I sei esperti - IKEA

Oltre le quattro mura

In questo bell'edificio londinese si è svolto un incontro fra brillanti talenti da tutto il pianeta. Dopo la pubblicazione del Life at Home Report 2018, IKEA Open House ha ospitato per la prima volta un gruppo di ‘Esperti di casa’ attentamente selezionati per indagare sul suo significato in un workshop di due giorni, in cui ognuno ha avuto modo di condividere il proprio punto di vista.

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L’Open House è soprattutto sinonimo di collaborazione. Queste due giornate ci hanno permesso di smontare convenzioni e pregiudizi, costruendo insieme un approccio totalmente nuovo.
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Katie McCrory, Open House facilitator e IKEA communication specialist

La DJ, giornalista rock e guru dell'impatto zero

Paola Maugeri, qui ritratta durante i festeggiamenti per i suoi 50 anni in un negozio IKEA di Milano, racconta: ‘In quest’era digitale, le persone hanno ancora bisogno di collegamenti analogici. Ho intervistato molte rock star e tutte hanno a cuore i temi dei rapporti umani e del pianeta. Ho capito che bisogna fare un salto di qualità. Ecco perché la mia famiglia e io abbiamo provato a vivere per un anno a impatto zero, senza elettricità, luce né frigorifero.’

Il freelance millennial, giornalista e attivista.

Carl Anka, invece, si sente a casa proprio nel mondo digitale. ‘Io la chiamo “transitorietà”,’ dice. ‘Come molti giovani che vivono a Londra, lotto per trovare una mia stabilità. Non credo comprerò mai una casa, non ho mai lavorato nello stesso ufficio per più di sei mesi né ho mai avuto una scrivania tutta mia. Il mio WhatsApp è il mio soggiorno, è quella la mia vera ancora nel mondo’.

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Non andiamo più in chiesa, l'abbiamo sostituita con lo stadio di calcio. Ma ora che anche questo sta diventando troppo caro, come troviamo dei luoghi dove sentirci a casa anche fuori casa?
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Carl Anka

L'interior design e home blogger scandinava

Le mura domestiche hanno un significato personale molto più profondo per Hannah Trickett: ‘Ho iniziato a scrivere di design di interni mentre ero in convalescenza, dopo otto interventi al cervello. Non potevo uscire e la casa era diventata tutta la mia vita,’ racconta. ‘Mi sono orientata verso un consumismo consapevole: siamo alla continua ricerca di un significato, un collegamento e di autenticità negli oggetti di cui ci circondiamo.’

La social trend watcher di Cina e Giappone

‘All'inizio degli anni Ottanta si è verificata una profonda trasformazione,’ spiega Manya Koetse, attenta osservatrice della società cinese in rapida evoluzione. ‘Sonnolenti villaggi di pescatori si sono trasformati in locomotrici dell'economia. Molti dei nuovi cittadini vivono in bunker sotterranei, ma un rifugio antiaereo può essere considerato 'casa'? Per questo si cerca di ritrovare un senso di appartenenza nei luoghi pubblici.’

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I 250 milioni di cittadini della cosiddetta “popolazione fluttuante” in Cina ricercano spazi privati in luoghi pubblici, come un ristorante o una strada. O il negozio IKEA. Per loro la casa è sempre più lontana dalle mura domestiche.
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Manya Koetse

La blogger dei genitori urbani

Dall'altra parte del mondo, Patrice Poltzer riflette sulla vita in città: ‘Viviamo nel dilemma tra spazi e luoghi. A New York le famiglie abbandonano lo stile di vita della periferia per accontentarsi di pochi metri quadri pur di vivere in centro,’ spiega. ‘A me piace accompagnare i miei figli a piedi a scuola a mezzo isolato da casa e ho scelto per loro di vivere in un ambiente multiculturale. Saranno cittadini del mondo e non possiamo crescerli confinati in quattro mura.’

L'esperto in questioni umanitarie, ex responsabile di un campo per rifugiati 

Come spiega Kilian Kleinschmidt, ci sono migrazioni causate da situazioni disperate. ‘Lavoro con rifugiati e migranti fuggiti dalle loro case a seguito di guerre o catastrofi naturali,’ spiega. ‘Noi non abbiamo il diritto di decidere cosa serva a queste persone: nei campi la dignità si riconquista anche attraverso la libertà di scelta. Ho visto persone vendere beni di prima necessità per acquistare piccoli oggetti decorativi, attraverso i quali riaffermare la propria identità.’

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Sentirsi a casa significa poter fare delle scelte. In un campo in Giordania con 100.000 rifugiati avevamo montato le tende in file tutte uguali, ma le persone le hanno smontate e disposte a modo loro.
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Kilian Kleinschmidt

Scopri online il Life at Home Report 2018